Lina Salvi: L’ultima cosa che abbiamo guardato

Lina Salvi DEL DESERTO puntoacapo 2017

 

Ho letto queste poesie spesso storpiando mentalmente il complemento di argomento del titolo – Del deserto – , in complemento di moto a luogo: dal deserto. E si potrebbe pensare anche a un’altra variante – nel deserto – a sottolineare la sottile differenza che separa tre diverse esperienze del viaggio, tutte legate alla materia del luogo che, evidentemente, è metaforico e reale nello stesso tempo.

Accogliere la valenza sintattica di questo titolo, vuol dire, innanzitutto, partire da una indicazione di distanza, di abbassamento dal coinvolgimento emotivo. “Ci sono andata solo una volta in un deserto”, ci dice Lina salvi. Ed ecco, quindi, che il complemento di argomento conduce larghi passaggi di queste poesie ad indagare, in forma di excursus interiore, le figure che il deserto lo hanno abitato e frequentato.

Queste sono portatrici di messaggi ed esperienze “dal”, mentre l’autrice parrebbe mantenersi a una distanza di sicurezza, decidendo di controllare una giusta attenzione, la misura del colore.

Questo tipo di atteggiamento a me sembra portare a una svolta nella poesia Lina Salvi, controllatissima e secca nelle prove precedenti, avara di aggettivazioni, di percorsi retorici lunghi, dotata di un ascetismo laico.

Qui, la possibilità che lei si è data di argomentare, agita la parola rendendola più loquace e nervosa, più interessata a cogliere nel procedimento lessicale sintattico, il dato metaforico, il quadro esperienziale.

Avviene, poi, a metà del libro, e in maniera apparentemente del tutto casuale, una specie di salto verso una zona dolorosa dell’esperienza, come se la lunga evocazione di questo deserto nella prima parte del libro, preparasse l’ affanno. Come scrive Elio grasso nella postfazione, “irrompe l’estensione di ciò che Lina non ha mai voluto dire, la segretezza dell’esperienza mortale. Il deserto ora non ne comprende la sostanza, non vi si sottomette, anzi diventa guida sodale ed efficace per un De Profundis appena nato.”

Forse da uno stato di febbre, dice Lina Salvi, potrebbero essere arrivate queste seconde poesie, quindi da una situazione di deragliamento psichico. E, forse, in questa inaudita perdita di controllo, la poesia si carica delle scorie che ogni poeta diligentemente epura dal risultato finale, costretto a ritrovare un nuovo equilibrio tra la necessità della forma e il non detto, il non saputo, il non evocato.

Sebastiano Aglieco

 

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