STELI DI NORMANDIA
Commenti dalla rete (La Recherche)
Liliana Zinetti
I bambini sono pani fragranti, il nutrimento della gioia. Bellissimi testi, sentiti, veri veri veri
Maria Grazia Cabras
La guerra trangugia il mondo onnivora – la pietà non salva
lo sguardo nudo dei bambini rivela la dismisura: non esiste silenzio o grido che possa consolare perchè “la guerra è soprattutto la resa dell’innocenza”
Grazie davvero a Sebastiano Aglieco per questi versi sentiti, pregnanti
Maria Musik
Poesie complete, come deve essere la poesia: contenuto e forma sono un armonico corpo, denso di senso, di pietà, di storia e memoria. Mi colpisce la “massicia”, tremenda presenza dei bambini, siano essi infanzia violata o proiezione dell’uomo che saranno o che non sono mai potuti diventare… ed è straziante!
“Pensava che un figlio è questa vicinanza/dello sguardo,(gli uomini/al largo, creano solo altri uomini).”
Loredana Savelli
Impressionata dalla bellezza di questi versi.
Come suggerisce l’autore stesso, l’io scompare dietro la storia, nello stesso tempo è misura della storia penetrando gli sguardi (“piccoli occhi che non lo avrebbero aspettato”) innocenti: “gli occhi, nella morte aperta, sono come quelli/dipinti in un quadro, hanno qualcosa di duraturo”.
Ho trovato commoventi in particolare i seguenti versi:
“Eppure è solo un nome che
ci lega a qualcuno, a qualcosa,
la pronuncia del nostro nome.
Abbi pietà di questa impotenza
perdona le parole ai vivi
ai morti reca degna sepoltura.”
E’ dunque un atto pietoso questa poesia, restituisce dignità alle vittime, è l’unico risarcimento possibile.
leopoldo attolico
In questa come in altre occasioni marcatamente “in situazione “, Sebastiano dà il meglio di sé affidandosi ad un linguaggio di robusta espressività e di felice tenuta metrica ; coniugando l’alta temperatura del sentimento con la fredda raziocinante misura della pulsione civile ed etico / politica .
L’appassionata adesione alla Storia e ai suoi drammi ci consegna un Autore empaticamente vicino al nostro più autentico sentire . E questo ci conforta non poco .
Giacomo Leronni
Caro Sebastiano,
vivissimi complimenti per questi tuoi versi, che sento scaturire da una forza incoercibile e, pertanto, si mostrano pienamente necessitati, in tutta la loro vivida crudezza. Grazie per questa tua poesia non inutile e vana, che affronta con coraggio e sensibilità il dramma di tanti uomini, di tante famiglie, di tanti bambini inghiottiti dal buio della storia. Siamo tutti figli di queste immani tragedie. E riconoscerlo è uno dei compiti più alti che la poesia può darsi. Intanto qui s’increspa il meriggio e l’istinto mi dice che questa notte che arriva, anche grazie alle tue parole, sarà più lieve…
ORIENTE PROSSIMO VENTURO
Commenti dalla Rete (La dimora del tempo sospeso)
Mi fa molto piacere Sebastiamo rileggere con calma queste poesie che ho molto apprezzato nella lettura dal vivo ma ora leggendole con calma le gusto ancora di più. Grazie ancora per essere venuto alla presentazione, per la tua testimonianza civile e poetica. Non è poco di questi tempi dove anche molti poeti pensano prima di tutto ai propri versi e solo a onori personali. Lo stesso vale per Francesco Marotta, altro poeta presente sabato.
Luca Ariano
Quando, nel post precedente dicevo delle bellissime cose di questo blog mi riferivo anche a queste poesie.
concordo con luca ariano, i poeti li pensavo tutti generosi e d’altruisti, invece alcuni pensano solo ai loro versi, anzi, rettifico perchè pensare solo ai loro versi in un certo senso sarebbe accettabile, diciamo pure che alcuni pensano solo alla loro affermazione come poeti, forse perchè non sono riusciti a realizzarsi come persone. penso a certe serate di poesia a cui ho assistito in occasione di qualche premiazione, il poeta scalpita, non vede l’ora di salire sul palco per ricevere il premio e leggere i suoi versi poi si disinteressa di tutto a meno che un qualche poeta gli può tornare utile allora è tutto un complimentarsi e un sorridere. Ma per fortuna non sono tutti così, ci sono persone a cui non interessa apparire, che amano la poesia di amore sincero e disinteressato. Marotta è uno di questi.
Antonella
(condivido le esperienze di Antonella, e sottoscrivo .) i versi di Sebastiano sono grevi e urgenti allo stesso modo. ritengo che attraverso le memorie si possa dire del presente e del futuro. per questo motivo ho preferito leggere “agguato” in una presentazione di “vicino alle nubi…” all’etruria eco festival, anzichè altro…perchè questo testo lo sento come un “avviso ai naviganti”… mi sento a mio agio in questi testi, lo ammetto.
Roberto Ceccherini
Poesia necessaria, un flusso di versi che scavano fra le macerie di un dolore che accomuna e la parola, nitida e corposa, si solleva dalla polvere del tempo per restituirci pagine di struggente bellezza. Ho sempre creduto che il poeta dovesse essere la poesia che scrive. Purtroppo non sempre è così e sulla generosità o meno si potrebbe fare un lungo seminario….
Jolanda
“Parola mia mai detta veramente / mai posseduta”. Sebastiano ci ricorda, perché è necessario ricordarlo, che non siamo noi a possedere le parole, non siamo noi a dirle, ma sono loro che ci chiamano. Di questa invocazione i poeti sono custodi, nel tempo reale della scrittura, e hanno il dovere della risposta – una risposta che non sia ammicco finto ma tragedia della finzione che si fa vera. Un affettuoso saluto a Sebastiano e Francesco.
Marco Ercolani
Marco, questo tuo commento mi commuove e, benchè scaturito dai versi di Sebastiano, credo sia anche un punto fermo del tuo approccio con la poesia. Sapessi quanti non credono al fatto che le parole ci chiamino!
Grazie
Jolanda
Riconoscersi nelle parole degli altri e nel dramma di stare nella storia. Succede anche a me adesso, su questo.
Francesco Tomada
Bellissimo testo, Sebastiano, non solo a leggerlo ma immagino di ascoltarlo dato che dentro ci sento una voce drammatica molto profonda e toccante nel suo strazio e nella sua sobrietà. Un abbraccio a te e a Francesco
Lucetta Frisa
FOGLIE IMMOBILI DAL VETRO
Commenti dalla Rete (Oboesommerso)
La finestra sul mondo. Sebastiano Aglieco ci riserva quattro testi di rara nitidezza e musicalità, ancor più esaltata dalla voce viva dell’autore. Lo sguardo alla fine riesce a intravedere anche il futuro (’saremo diversi ricordando’) e a interpretare i simboli (’Oggi sarà mattina./Piove./Sul balcone/si è fermata una tortora: sono le prove’). La poesia insomma non come mero conforto, ma come sguardo unico sul mondo, talvolta addirittura strumento per decifrarlo inaspettatamente.
Antonio Fiori
bello ospitare un autore come Sebastiano Aglieco con un “micro cappello” critico di Antoni Fiori, come benvenuto.
Io posso solo ringraziare Sebastiano per la disponibilità dimostrata: leggersi significa concedersi completamente, senza filtri al “progetto lettura”.
Sebastiano è partito oggi, ma domenica ci raggiungerà sicuramente. io intanto auguro a tuttii una buona lettura pregandovi di “accendere le casse”.
redmaltese
leggo sempre volentieri i testi di Sebastiano, riconoscendoli parte di una koiné “familiare, che mi suona bene alle orecchie. Mi sembra che la poesia lirica non solo non sia morta, ma stia anche benino, esempi come vedete ce ne sono. Come ha detto di recente un critico, l’unico modo di stare nella tradizione è assumersi la responsabilità del suo divenire. Idea non nuova ma in questo caso (di Sebastiano) vera, compreso l’uso ben mimetizzato e quindi dinamico di schemi, ritmi, figure ecc.
un saluto a tutti, Sebastiano, Antonio, Red
giacomo cerrai
ciao Giacomo, hai ragione te: la poesia lirica di Sebastiano è una dimostrazione limpida di quello che dici.
roberto
questo audio l’ho gustato tutto!
come dicevo anche a roberto, la voce maschile nella lettura poetica è molto più bella della voce femminile secondo me…
complimenti all’autore… testi coinvolgenti!
Anila
ben arrivato Seb, approfitterei per chiederti:
chi prende più spazio: il poeta o il critico Aglieco?
ciao,
roberto
grazie Seba, per la sincerità. dici una coa intelligente “leggere “il testo come se fosse caduto dal cielo”, decontestualizzandolo. un metodo che permette di scostarsi da certe distrazioni ed assaprarne l’essenza.
viva i poeti attenti.
roberto
Condivido pienamente l’affermazione di Sebastiano Aglieco su la pari dignità (e difficoltà) di lettura e scrittura. Senza bisogno di citare il famoso l’aforisma di Borges sui libri letti e i libri scritti, credo sia addirittura più difficile costruirsi come buon lettore che come buon scrittore. Fondamentale il ruolo della scuola, dell’età della formazione, le combinazioni biopsicoaffettive nel laboratorio adolescenziale di ciascuno di noi.
Buona giornata amici
Antonio
Trovo molto belle queste poesie, hanno l’esattezza e la risonanza che la vera poesia possiede. E sono con Anila quando afferma che la voce maschile è migliore di quella femminile.
Un unico minuscolo appunto, ma è un gusto personale, il punto esclamativo al termine dell’ultima poesia, ma vado a cercare “il pelo nell’uovo” Complimenti.
liliana
invece Sebastiano sarebbe un discorso interessante da aprire: quello sul metodo di insegnamento nelle scuole italiane mi chiedo spesso se la scuola italiana è lontana anni luce da certe scuole nordeuropee o d’oltreoceano oppure se tutto il mondo è paese…
roberto
“i bambini devono scoprire la libertà della scrittura”, (e viaggiare nella scrittura avendo mappe, coordinate)…come condivido questo concetto.
sapevo che ti saresti aperto…e che ti batti da anni su certi principi. io credo che un poeta, un buon lettore deve possedere il dono della “sensibilità”, che può significare sapersi interfacciare con il mondo, con le persone e riconoscerne l’essenza, la sincerità.
per la brava poetessa…la sua moralità…bè lasciamo stare hai detto già bene tu.
grazie per aver risposta Sebastiano, è stato istruttivo.
un carissimo saluto,
roberto
caro Sebastiano, sta per scadere il nostro tempo…
siamo sinceramente felici di averti ospitato, parlo anche a nome degli altri amici che collaborano con il blog. oltre ad averti apprezzato come autore ed interprete, abbiamo avuto modi in questi giorni, di constatare anche la tua sensibilità e disponibilità.
passa quando vuoi, quindi, sarai il benvenuto.
roberto
Un caro saluto a Sebastiano, che ci ha onorato con la sua visita. Il suo impegno con i ragazzi per avvicinarli alla parola poetica e sensibilizzarli alla lettura e alla scrittura della poesia sia d’esempio per tutti….
Antonio
IL PURO DETTATO DI QUESTI GIORNI
PAESAGGI DAL PORTO DI SIRACUSA
Commenti dalla Rete (La dimora del tempo sospeso)
Bellissime.
liliana
Che bellissime poesie! Non ci si stanca mai di assistere alla fantasmagoria di immagini e senzazioni che un poeta riesce ad trasmettere…davvero emozionante.
Cristina bove
Sì, poesie bellissime e di grande intensità, capaci di trovare strade ignote, che fanno sì che sembrino nascere dall’interno del lettore… e bel preludio l’immagine di Salvatore Matina.
Giorgio
Sarà il clima di Natale?
Comunque, sinceramente apprezzate e l’aggettivo, pur banale,
lo conferma.
liliana
Sono totalmente d’accordo con tutti voi. Sto rileggendo proprio in questi giorni “Dolore della casa” e questi due poemetti mi hanno aiutato a scoprire nuove dimensioni e risonanze di questo libro che, in assoluto, è tra i pochi in circolazione a non aver bisogno di nessun aggettivo per esistere. Perché semplicemente è, e sarà.
Mi veniva spontanea, poi, una riflessione: mi piacerebbe sapere quanti testi, scritti una quindicina di anni fa, hanno ancora oggi la capacità, come questi, di resistere alla prova del tempo e di parlare con tanta forza e pienezza stilistica, con momenti di autentico splendore.
Veramente un gran bel regalo di Natale, Sebastiano. Grazie.
Francesco Marotta
LA RESA DELLE FOGLIE
Sebastiano Aglieco, poesia inedita “La resa delle foglie”, con una nota di Marco Furia
La lingua delle foglie
Con “La resa delle foglie”, Sebastiano Aglieco presenta una composizione in cui elementi tratti dall’ambiente naturale si connettono alla sua stessa vita: il verso
“Se potessi fermare il vento con le mie parole” pare emblematico.
Il poeta ipotizza addirittura di riuscire a trattenere il vento con le sue parole, ossia di poter adoperare con profitto lo strumento linguistico oltre la dimensione umana, in maniera semplice, diretta, non per via di scienza e tecnica.
Questo è il punto.
Perché gli alberi, gli uccelli, le nuvole sono insensibili al nostro idioma? Perché non parlano?
E’ banale rispondere che la lingua, tipica dell’uomo, estende le sue facoltà, in maniera ridotta, ad alcuni animali domestici o addomesticati: è banale, senza dubbio, ma proprio su questo il Nostro s’interroga.
Certi mutismi a lui dicono qualcosa.
Dicono, se non altro, delle vicende di un’umanità che accanto al mondo pone modelli, schemi, paradigmi, in maniera incessante, talvolta perfino eccessiva, dicono, insomma, di un ambiente dal quale non siamo separati da rigidi confini:
“Le nuvole calme vedono il mio quaderno”.
Le “foglie”, così, sono “sorelle” imploranti un perdono dovuto perché l’empatia o, meglio, la compassione coinvolge ogni aspetto dell’esistente accomunando in una visione generale noi stessi e tutto quanto ci circonda.
Con pronunce chiare, articolate in cadenze la cui musicalità pare a tratti celarsi in una sorta d’espressionismo sonoro implicito ma efficace (“rimanere tra una pausa e / il canto della voce oscura!”), non alieno da propensioni descrittive né da improvvisi impulsi visionari trattenuti entro trame poetiche coerenti, Sebastiano Aglieco mostra come un intenso desiderio, pur consapevole dei propri enigmatici aspetti, possa continuare a sussistere in maniera proficua.
L’enigma può essere d’aiuto, davvero.