ULTIMI LIBRI: NADIA AGUSTONI

Nadia Agustoni, LA CASA E’ NERA, Vydia Editore 2022

Un “tragitto di denuncia percorre tutta l’ormai vasta opera poetica di Nadia Agustoni, ma raggiunge una messa a fuoco nitida ed esiti artistici altissimi nei suoi ultimi tre libri. (…) Di Racconto (Aragno 2016), Maria Grazia Calandrone sottolineava tre elementi: una dimensione di pace raggiunta mediante l’attraversamento del dolore; una dimensione di cura per le parole; una riflessione sulla scrittura, intesa come dimensione concreta, cosicché le parole sono le cose (…)”

Nell’opera successiva I Necrologi (La Camera Verde 2017), “il fare delle mani è quello del comune lavoro in fabbrica, dove il gesto è coatto e insieme impotente e senza via di fuga (…) In qualche modo, la pars destruens, di denuncia, de I Necrologi e quella construens (…) di Racconto, trovano in La casa è nera una sua perfetta sintesi e armonizzazione stilistica ”.

(Dalla prefazione di Giovanna Frene)

Queste zone in chiaroscuro, indicate da Giovanna Frene, emergono assai nitide a una prima osservazione visiva dei testi: versi singoli o distici si alternano a brevi prose e ad altri “tradizionalmente” costruiti; anche i testi più lunghi presentano una costruzione a macchie.

I versi singoli appaiono in forma di dichiarazione concentrata, messaggio di una sibilla che ha rinunciato all’enigma. Anche le citazioni letterarie rivestono una loro importanza, fra tutte mi sembra centrale quella di Dostoevskij: “E rifuggite ancora la paura, pur non essendo la paura che la conseguenza di tutte le menzogne”.

Ancora Giovanna Frene: “Della prima sezione (…) salta subito all’occhio l’indecidibilità dei referenti, o meglio della collettività che ci viene descritta, la quale abita un contesto dove ‘è più forte il sangue della prossimità dei luoghi’. (…) La seconda sezione declina in vari modi il concetto di paura e menzogna: quest’ultima, tipica del modo di agire del potere; la prima, provocata quindi, nella collettività degli inermi, da esso stesso. (…) La terza sezione (…) è la più ustoria. (…) Si tratta di una tremenda discesa agli inferi della terra martoriata dalla guerra (e dalle conseguenti fughe dei profughi/migranti): laddove tutto è sovvertito, la civiltà e la natura non possono più aiutare gli uomini”.

La metafora della casa è già presente nei precedenti lavori di Nadia Agustoni. Questa casa nera, ora, sembra porsi come metafora di un pianeta che si è annerito, succube di una specie, la nostra, probabilmente abitata da un istinto di morte che tutto trasfigura, in questo caso nel negativo della luce. Canta i ruderi, ciò che resta, ciò che va salvato.

*

Abbattono il cielo per una luce di uomini

*

tre

il dolore toccarlo, così un nome

le cose intere si spaccano

un berretto una giacca riempiono la neve

chiamano altipiano

sta su con l’aria

con gli alberi scuri

(nei prati l’alba è tutto insieme è negli occhi)

morire un giorno due giorni

è sempre

(i bambini col sole

staccavano soffione

luce una mela)

la storia è l’estinzione di infanzie

gli altri sono scarpe

il mulo vivo, il nero di portare –

sono le stanze

i fiori andati coi morti

i morti messi coi lenzuoli e l’acqua minerale

qualcuno col cibo in scatolette l’insonnia del nome

ancora nel pensiero dell’acqua

sono poco

sono tera –

un giorno verranno

col mare sulla schiena

(coi segni di una lingua nelle dita).

*

rispondi città dei morti là nei trifogli è un giorno

*

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