Ultimi libri: Leonardo Sbaffi, CONVERGENZE

Leonardo Sbaffi, CONVERGENZE, TUTTO E’ UN’ALTRA MUSICA, Un semplice punto di vista, Albatros 2020

Solo una breve nota per segnalare questo poderoso e complesso volume di Leonardo Sbaffi.

Il testo è preceduto da una premessa di Erwin Schrodinger che ben sintetizza l’intento del lavoro: “Noi percepiamo chiaramente che soltanto ora incominciamo a raccogliere materiale attendibile per saldare insieme, in un unico complesso, la somma di tutte le nostre conoscenze; ma, d’altro lato, è diventato quasi impossibile per una sola mente il dominare più di un piccolo settore specializzato in tutto ciò. Io non vedo altra via di uscita da questo dilemma ( a meno di non rinunciare per sempre al nostro scopo) all’infuori di quella che qualcuno di noi si avventuri a tentare una sintesi di fatti e teorie, pur con una conoscenza di seconda mano e incompleta di alcune di esse, e correre il rischio di farsi ridere dietro”.

PREMESSA

Il libro è costruito su quattro categorie di argomenti.

Quello riguardante la scienza e, in misura minore, quello che scava nell’insegnamento di certi mistici, riportano non di rado citazioni a volte fedelmente trascritte, a volte interpretate.

La mia formazione non mi consente di dire se le teorie o le ipotesi scientifiche qui riportate siano effettivamente giuste. Di certo sono molto in controtendenza rispetto a quelle predominanti. Ma mi sono lasciato travolgere da quanto scorgevo in esse.

Ho provato a sovrapporre complesse figure che da sole non mi dicevano granché. Una volta sovrapposte vedevo qualcosa di invece molto chiaro.

Persino semplice.

Il Divino che si fa materia per ritornare ad essere Divino iniziava ad avere un senso. I concetti di Vuoto e Dio che appaiono addirittura interscambiabili.

L’idea che l’inconscio collettivo, e certi comportamenti istantanei e sincronici, di cui già da un po’ discute la scienza, possono essere qualcosa di molto simile al vero significato e al vero fine della preghiera.

Senza operare alcuna forzatura, il concetto di vita eterna risulta spiegato e perfettamente coincidente con la possibilità di oscillare in frequenza in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo.

Infine il concetto di felicità che sarà tanto più grande quanto più saranno coloro che vi parteciperanno. A ricordarci che siamo tutti fratelli e appartenenti alla stessa Unità.

Non so se sarebbe facile o difficile per uno scienziato confutare quanto qui riportato. Forse sì.

Quel che è certo però è che di ogni argomento demolito rimarrebbero ingombranti macerie. Ed egli, con la sua scienza, non vi potrà ricostruire alcunché.

Tutto verrà soffocato. Come da sempre avviene.

Mille voci coprono una voce.

Perché la verità è un suono udibile solo nel più totale silenzio.

Insomma, come si potrà intuire da queste parole, una meditazione a tutto campo che, ma del resto non si tratta di un’operazione mai tentata, prova a fare avvicinare scienza e teologia, espressione artistica e mondo.

Leonardo Sbaffi è un musicista, e questa sua professione rimane una chiave di lettura per intendere il libro: “Perché la verità è un suono udibile solo nel più totale silenzio”. Alla base delle sue intuizioni e dei suoi tentativi di districarsi da un complesso intreccio di intuizioni umane e risultati raggiunti, egli, mi pare di capire, immagina il suono come espressione di un sostrato panteistico che permea l’universo, che poi si declina in complesso armonico nella casa dell’antropologia umana. Qui il suono, naturale espressione di un universo in espansione, diventa sistema ristretto, ma capace di mantenere tutto il suo significato metaforico.

Riporto un esempio tratto dal libro, che mi ha spiegato in presenza Leonardo:

Proviamo a descrivere l’intero universo servendoci di uno schema molto semplice:

1 ASSOLUTO Do

3 TUTTI I MONDI Si

6 TUTTI I SOLI La

12 SOLE Sol

24 TUTTI I PIANETI Fa

48 TERRA Mi

96 LUNA Re

Quello che vediamo rappresentato in questo schema è detto Raggio di Creazione. Ha inizio dall’Assoluto per volontà dello stesso e si estende fino alla Luna. Il raggio di creazione comprende quindi tutto quanto generato dalla volontà dell’Assoluto”.

E’ un passaggio tratto dal capitolo decimo, che insieme al quattordicesimo rappresenta, mi sembra, il nucleo centrale di tutto il lavoro.

La scala musicale è interpretata come situazione dell’agire umano, in equilibrio precario tra legge della Volontà, della Libertà personale e Legge dell’universo che, con tutti i suoi elementi, influenza l’agire.

Il passaggio da un gradino all’altro della scala musicale viene visto come situazione di un vero e proprio stato mentale e fisico: “I numeri stanno ad indicare a quanti ordini di Leggi ciascuno dei mondi è sottoposto. L’Assoluto non ha altre leggi che la propria volontà. L’Assoluto sa cosa è giusto fare, ed ha sia la volontà che la capacità di farlo. La dimensione successiva, rappresentata da Tutti i mondi, deve rispondere a tre ordini di Leggi. Ciò significa che un dato proposito iniziale, che chiameremo forza attiva, incontrerà le resistenze messe in atto dalla forza passiva, la quale farà di tutto per contrastare tale proposito”.

Suonare, mi sembra di capire, far vibrare le note – chiederei a Leonardo se egli fa riferimento al sistema armonico piuttosto che melodico – è un tentativo di armonizzare l’io e il noi, in una situazione in cui il Tutto contiene ogni cosa. E le risultanti delle azioni umane non sono altro che il gesto di allontanare o avvicinare le forze che ciascun mondo, a partire dal Tutto, mettono in gioco.

Mi viene in mente un semplice concetto teologico che molti anni fa mi stupì e che ancora ricordo. Alla domanda, al sacerdote della mia parrocchia, cosa fosse l’inferno e cosa il paradiso, egli mi rispose che naturalmente non c’entrano nulla diavoli e angeli. L’inferno sarebbe lo stato più distante da Dio in cui l’essere viene a trovarsi. Il paradiso quello più prossimo.

Spesso religioni e sistemi filosofici in apparenza assai distanti fra di loro, in realtà, e senza ammetterlo, giungono alle stesse conclusioni. Così, su questo concetto di distanza e vicinanza dal Tutto, nel caso di Leonardo Sbaffi espresso mettendo in campo la potenza della musica, possiamo citare tutte le grandi espressioni filosofiche e teologiche che l’umanità ha partorito nel corso dei secoli, fino alla considerazione di un panteismo ecologico che ha preso coscienza della distruzione del pianeta e della creazione di uno stato di disarmonia e cacofonia.

Non esiste odio, indifferenza. Esiste l’amore e il non amore”, lo dice in maniera più diretta Leonardo Sbaffi. Si può immaginare, dunque, che suonare e ascoltare non sia altro che il tentativo di titillare le forze ctonie che abitano le cose, mettendo alla prova la nostra capacità di stare “insieme, vicini”, o di stare “lontani, distanti”.

Il musicista come sacerdote di una messa profondamente spirituale che apparecchia il teatro di una rappresentazione cosmica? Coscientemente forse è stato così, a partire da Pitagora – la numerologia in questo libro, riveste una sua centrale importanza – nel senso di una teorizzazione razionale dell’accadere in musica ma è chiaro che, da quando è nata l’umanità, i popoli che praticavano la musica non avevano certo bisogno di spiegazioni razionali per intuirne il ruolo sociale e la portata spirituale.

Un altro elemento assai interessante legato a questa riflessione sulla musica, più specificatamente, al ruolo – non simbolico, questa volta, ma materiale – del rigo musicale. E cioè l’esistenza dei suoni che l’orecchio umano non è in grado di udire, i cosiddetti ultrasuoni.

Leonardo Sbaffi fa questa considerazione: “I sensi, (le note percepibili?) grazie ai quali l’uomo percepisce il mondo esterno, rappresentano l’impedimento principale allo sviluppo di ulteriori e al momento sconosciute capacità che gli consentirebbero di percepire ed interagire con tutto quanto ha intorno, in maniera diversa. Quello che non siamo in grado di percepire tendiamo a considerarlo inesistente”. Legge universale, dunque, e legge contingente degli uomini, non coincidono proprio perché l’essere umano, a causa della sua relatività fisica, non è in grado di percepire il Tutto ma solo di intuirlo.

Un’altra riflessione che si lega a quella appena fatta riguarda la contingenza dei sistemi culturali. I quali funzionano in rapporto alle necessità di un gruppo sociale, di un tentativo di armonizzazione col territorio che abitano. A conclusione del progetto CORPI DI/VERSI, nel corso della performance teatrale da me diretta, Leonardo eseguiva al sassofono le note della scala musicale secondo, però, una diversa accordatura; un esercizio/riflessione di un suo ex allievo, ora anche lui musicista affermato. Il risultato è che, modificando l’”etichetta” della regola, lo strumento produce suoni completamente diversi, non più dipendenti dalla prassi. Insomma, è come se noi avessimo costretto il Tutto, l’imprevedibile apparire del Tutto, in un contenitore ristrettissimo, soffocando la capacità non solo di sentire in modo diverso, ma di essere in modo diverso.

Il senso di questo lavoro di Leonardo Sbaffi, a me sembra proprio quello di indicare, attraverso una riflessione a tutto campo sui sistemi culturali, filosofici, spirituali e artistici, la possibilità di abitare il mondo in sintonia – sarebbe più giusto dire, nel suo caso, in “armonia” – baipassando le forme di conoscenza che, secondo la riflessione vichiana, e forse persino darwiniana per altri aspetti, sono giunti al loro più alto livello di entropia, e quindi oppongono la massima resistenza a scomparire, a non essere più.

Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”, (Giovanni 12,20-33)

La testa ha due orecchie,

l’amore ne ha una sola:

questa sente le certezze, quelle sentono il dubbio.

Finché non getterai la spada

Non diverrai uno scudo;

finché non lascerai la tua corona non sarai mai una guida.

La morte dell’anima

E’ la distruzione della vita; ma la morte della vita

è la salvezza dell’anima.

Non fermarti sulla via:

diventa inesistente; inesistente anche al concetto di diventare inesistente.

E quando avrai abbandonato Individualità e comprensione,

questo mondo diverrà quello”

( Hakin Sanai)

*

Leonardo Sbaffi (Senigallia 1962) è docente di sassofono al conservatorio di Foggia, concertista e interprete d’elezione per importanti compositori contemporanei. Ha portato avanti una sua originale ricerca sulla comunicazione di gruppo in contesti formativi con un approccio olistico e multidisciplinare. Vincitore di concorsi nazionali e internazionali, ha tenuto concerti in Italia e all’estero.

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