Per ritrovare sé stessi, la strada più sicura è anche la meno agevole, quella cioé del silenzio, operando su di sé un’epoché che ci riconduca alla nostra più vera essenza, quella dell’infanzia e delle radici più intime a cominciare dalle pietre di una casa ristrutturata con le proprie mani nel cuore di un piccolo bosco, fino alla riappropriazione delle creature animate che vi dimorano e della stessa lingua, un italiano senza fronzoli, secco e aspro quanto scaglie di sasso: “la parola si contorce come una bestia azzannata / sanguina, non respira” (il nome, p. 58). È precisamente quanto l’autore s’è proposto di realizzare nelle quattro sezioni in cui si articola questa preziosa silloge avvolta, come recita il titolo, nella luce della necessità.
Ringrazio naturalmente Maurizio e la rivista che ha ospitato il suo scritto.