Nota critica
a Valentina Lauducci,
Per l’opera interiore del vento
con una partitura asemantica
Per l’opera interiore del vento può disperdersi il «dono» che – nella voce della poetessa Valentina Lauducci – sembra essere quello legato alla capacità di annotare, secondo un ordine compositivo (musicale) e in analogia con esso, quel che ripetutamente il tempo scandisce e a ogni passaggio lascia nella scrittura.
Sono, in altri termini, i fatti dello spirito e della coscienza propri di un carattere ottativo cioè a dire di un discorso che appare come pura espressività di un’azione che indica, nel caso specifico, il desiderio di esprimere in un enunciato poetico quel che non può dirsi né vero né falso, dove il verso è l’ausilio, il mezzo comunicativo, lo strumento in grado di dis-velare non tanto l’accezione della ‘parola’ usata quanto l’urgenza della ‘confessione’ (come «dono») che essa suscita.
Rilevante appare in tal senso la funzione poetica del linguaggio che mette in evidenza le scelte stilistiche il cui compito è di dirottare l’attenzione proprio sull’istanza comunicativa del testo, che vuol dire, dare risalto non solo all’immediatezza di alcuni significati, ma anche conferire un ruolo decisivo a quelli meno visibili, interiori…
Puoi leggere la lettura completa del testo in formato pdf