Anna Elisa De Gregorio: Ti scrivo, soprattutto se piove

Anna Elisa De Gregorio, UN PUNTO DI BIACCA, La Vita Felice 2016

un-punto-di-biacca-314407

Ha scelto di resistere, mi chiedo
non senza crudeltà,
o si è arreso al casuale destino
dell’ennesima scossa di stanotte?
p. 37

Non posso che leggere con una punta di tremore questi versi, proprio oggi, il giorno di un nuovo terremoto. E così i libri, lungamente riposti dentro a uno scaffale in lunga attesa, non si sa se per ritrosia o per istinto a rimandare a tempi migliori, improvvisamente ci vengono incontro accendendosi di una lingua che magari ci sembrava troppo semplice, o troppo distanti da noi, o chiusa in un suo arrovellamento interiore.
Siamo nella terra di Beppe Salvia, di un certo Pascolismo,e di tutti i poeti che ne hanno respirato la lingua.
Siamo nel classicismo della parola chiara e perfettamente bilanciata, spesso cantilenante e ironica, poggiata interamente sullo splendore delle immagini – una recensione a parte andrebbe dedicata a tutta la prima parte di questo libro in cui vengono descritti, con sguardo acutissimo, quadri e luoghi memorabili -.
Leggiamo di immagini del tutto quotidiane, soprattutto nella seconda parte, in cui si alternano cronache e ritratti dell’età senile, di una signora che si prende gioco di sè, vitalissima ancora in quell’abitare il mondo in punta di passo – ma potremmo dire in punta di penna, o di pennello, o di biacca – come se la vita, a un certo punto, andasse spolverata come un vecchio vestito della festa, indossato ancora una volta con la dignità dovuta.

…chi mi vuol bene infili di soppiatto
nella tasca dell’ultimo vestito
una Rima di Guido
(la trentacinque) e un inutile fiore,
la viola sul balcone.
Non si può mai sapere.
p. 75

Fiori, dunque, molti fiori, immagini dello splendore fugace, della lievità e di una morte leggera, impronunciabile. I fiori che si donano per amore, o che si mettono alle finestre delle case; ma anche quelli che ci parlano dei morti alla sala d’aspetto della stazione di Bologna; si legga il bellissimo poemetto “Vietato attraversare la linea gialla” in cui, tra i vivi che aspettano di partire e i morti che sono rimasti a sentinella, lo sguardo osserva se stesso negli altri e pensa, come fanno le persone in attesa, quanto di noi sia riconoscibile nella storia degli altri, quanto gli altri ci appartengano per umana e necessaria comprensione o per fatalità.

Ritratti in questo libro, assai belli:

…lei che apre il fermaglio
e libera i capelli,
mantello per la notte.
Sfugge bianca una rosa.
p. 77

Un’occhiata alla vecchia signora,
con valigia attrezzata
per più brevi viaggi: sono proprio io
che vo cercando marciapiedi in ombra,
con quasi certa vacanza d’amore.
p.79

Ripongo la valigia
del sempre ultimo viaggio,
dentro lascio sacchetti per le scarpe
con semi di lavanda.
p. 84.

Molti gesti piccoli, minimi con quel senso di spiazzamento che conoscono solo i poeti.
Poesia di una seconda età della vita, certo, ma con una leggerezza di sguardo tale da far vergognare le elugubrazioni avanguardistiche degli intelletti fini o le lagne dell’età di mezzo.
Poesia che crede alla speranza del ritorno, e delle spartenze:

Non credo a quella moglie
che non sa riconoscere
lo sposo ritornato.
Ci troveremo, vecchi,
per un antico sì
scovato nello sguardo.
p. 71

Poesia capace di credere persino agli addii lievi che assomigliano agli arrivederci; con la malinconia e il tremore dovuto agli arrivederci che abitano la condizione umana.

Monica, figlia cara,
e a te che resterà
di questo guscio mio?
Non ti lascio un giardino,
come il padre di Franco,
ma più piccola cosa,
solo una foglia d’aria.
p. 34

Sebastiano Aglieco

3 commenti

  1. ho avuto la fortuna e il piacere di incontrare Anna Elisa De Gregorio a Falconara qualche giorno fa – e leggendo questi suoi testi ritrovo esattamente lei – con la sua delicatezza – elegante e saggia – una poesia rara – silenziosa e corporea.

    Saragei Antonini

    "Mi piace"

Lascia un commento