Infanzia 3

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La chiesa madre, (a matrici), a Sortino, e il suo sagrato settecentesco; mi racconta un mio amico, realizzato con i ciottoli trasportati dalle donne dall’Anapo lì vicino, (si fa per dire…) Oggi in stato di abbandono, purtroppo… Luogo di scorribande della mia infanzia. Sul campanile della chiesa, mio nonno suonava le campane e si portava i chierichetti che la domenica scampanavano con le campane più piccole. Dopo il termine della messa, la domenica mattina, si faceva a gara con la chiesa di Santa Sofia a chi suonasse con più trasporto. Dal sagrato sentivamo arrivare le rondini in primavera:

Le rondini

Una svelta preghiera, una cerimonia
e subito le rondini nascevano dai
tetti, dando un senso alle cose.
Imitandole, aprivamo le piccole ali
che nell’inverno ci erano spuntate.

(da Le colonne d’Ercole, Firenze Libri 1996)

11 commenti

  1. che meraviglia leggere del respiro che ci riporta all’infanzia, ad una memoria da custodire, da preservare ….
    anche io vorrei scrivere sull’infanzia, per non dimenticarla.
    (La rondine di Puccini è bellissima!:-)

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  2. In effetti LA RONDINE di Puccini è un’opera sottovalutata ma bellissima…come tutto Puccini.

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  3. Seguo con affetto le immagini delle tue infanzie assolate; c’è qualcosa che accomuna tutte le infanzie, anche se le mie le ricordo con i geloni alle mani! Un caro saluto

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  4. Sì, certo, tutte le infanzie un poco si assomigliano, e quindi c’è un’infanzia sola, per tutti, fatta di avvenimenti diversi ma che hanno lo stesso significato interiore. E in effetti questo è lo scopo di questa piccola rubrica, che vuole essere autobiografica solo in parte. Grazie.

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  5. Caro Sebastiano, ti ringrazio per le bellissime parole, che sono pietre… e qui davvero ci vuole. Io voglio proprio fare qualcosa per salvare questo tesoro dall’indifferenza dei nostri amici sortinesi. Che si svegliassero dal torpore!

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  6. Il nostro patrimonio, i nostri ricordi… eppure siamo sempre qui, a svegliare dal torpore la gente. Questa è l’Italia e questi siamo noi! Grazie

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  7. Come Leopoldo, anch’io credo efficace un rimando a Sandro Penna per la brevissima e impressionistica rappresentazione del paesaggio e per il nitore e l’immediatezza del linguaggio. i viaggi nei lontani luoghi dell’infanzia hanno per tutti noi un sapore caldo e familiare.

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  8. Effettivamente questo fu un libro di pulizie stilistiche, influenzato da un poeta che nessuno conosce; quelle poesie in parte confluirono in DOLORE DELLA CASA. Grazie

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  9. Sebastiano rinuncia ai “ferri del mestiere”- l’armamentario retorico- e punta tutto sulla parola , la scommessa vincente di Sandro Penna che ben conosciamo . Mi sembra che il testo ne sia una esemplificazione credibile ..

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