LA PROMESSA DEI GIORNI: Una mia plaquette d’arte

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SEREGN DE LA MEMORIA Circolo culturale
Via Maroncelli, 6
20038 Seregno

Tel. 0362-327220

COMUNICATO STAMPA

Sabato 27 Febbraio 2010 alle ore 17,30
Presso la sede del Circolo culturale Seregn de la memoria
sarà presentato:

La promessa dei giorni
di Sebastiano Aglieco

Primo libretto d’artista per il 2010 e quarantasettesimo della Collana Fiori di Torchio
curata da Piero Marelli, Corrado Bagnoli e Pierantonio Verga.
Per l’occasione, una litografia della pittrice Rita Bagnoli
numerata e firmata sarà inserita nella pubblicazione.

Sebastiano Aglieco è nato a Sortino (SR), il 29 gennaio 1961. Vive a Monza e insegna a Milano nella scuola elementare.Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Minime, Lalli 1984; Grandi Frammenti, Tracce 1995; Le colonne d’Ercole, Firenze Libri 1996; La tua voce, Polena 1997, con una nota di Milo De Angelis; Giornata, La Vita Felice 2003, presentazione di Milo De Angelis, premio Montale Europa 2004; Dolore della casa, Il Ponte del Sale 2006; Nella storia, Aìsara 2009.
E inoltre i libri d’arte: 4 Metalli, nel catalogo della mostra Delle Mura, di Rinaldo Turati, con musiche di Paolo Ugoletti e un video di Marco Poma, Pizzighettone 2006; La pazienza della resa, pitture di Paolo Leveni e un’introduzione di Corrado Bagnoli, Seregno 2008.
Recentemente un testo è stato musicato dal compositore Francesco Maggio: “Cosa resta della pazienza del mondo?” per flauto, pianoforte e voce.
Lavori collettivi sono presenti nei seguenti volumi: La luce, a cura di Alessandro Catà, Ila Palma 2000; La Bella Scola – vol. IV, L’inferno letto dai poeti, Il Ponte del Sale 2005; In un gorgo di fedeltà, Dialoghi con venti poeti italiani, di Maurizio Casagrande, Fotografie di Arcangelo Piai, Il Ponte del Sale 2006; La poesia e la carne, a cura di Mario Fresa e Tiziano Salari, La Vita Felice 2009. La rivista di poesia Aujourd’hui poeme, novembre 2007 n. 85, ha pubblicato la traduzione in francese di alcuni inediti, a cura di Jean Portante.
Attualmente è redattore delle riviste: La mosca di Milano, Ali e, Land, (ne cura il blog all’indirizzo: landmagazine.blogspot.com).
Fa parte del comitato di lettura della collana di poesia Sguardi, diretta da Gabriela Fantato.
Collabora a PoesiaPresente e a Poesia Texture Festival, due eventi per la diffusione della poesia.
Da molti anni si occupa di teatro in ambito educativo, come regista, attore e formatore. E’ stato uno dei fondatori dell’aite, associazione italiana di teatreducazione, con la quale ha organizzato eventi pubblici, spettacoli, corsi di scrittura: Invento, festival di teatreducazione: (Montefalcone in Valfortore 2006/2007); Ex novo, (Jesi 2008).
Fra gli spettacoli realizzati in ambito educativo, una trilogia sul tema dell’adolescenza: Ali, scene dall’infanzia; A proposito degli orchi, 5 pezzi per farli addormentare; Verranno padri buoni. E inoltre: Periferie dell’anima, un progetto per il disagio, Quarto Oggiaro 2007; Il cubo di Maria, in occasione del convegno internazionale dedicato a Maria Montessori, Chiaravalle, teatro delle Muse 2007, testo di Silvano Sbarbati, musica Lost Cloud Quartet.
Tutto il lavoro critico svolto in questi anni è ora raccolto in Radici delle isole, i libri in forma di racconto, La vita felice 2009.

Dalla presentazione di Corrado Bagnoli a La promessa dei giorni di Sebastiano Aglieco

“Ho deciso: aprimi, se vuoi, come una melagrana, e guardami…”: la poesia nasce da una decisione, da una scelta, la scelta di offrirsi, di mettersi in gioco, di porgersi come si porge un frutto, di darsi in pasto ad un tu che è il legame dentro cui si costituisce la persona e la parola. La poesia è un gesto sacrificale, un dono di sé, innanzitutto, sembra dire Aglieco con “La promessa dei giorni”, un poemetto che riprende modalità e temi della sua produzione poetica più recente, qui in dialogo con il gesto dell’artista, con un fare che è altrettanto carico di disponibilità e accoglienza nei confronti del mondo: le foglie, le carte, i fili intrecciati alla terra sono l’itinerario di un cuore che cerca di disegnare una mappa dei giorni, di portare a casa i nomi di quello che si è incontrato e il poeta li ripercorre come si attraversa un paese, un angolo di terra dove si cerca la terra intera, il suo e il nostro destino, quello che resta, che vale veramente che, alla fine, è “Solo il nome…la carta brunita della nostra vita, del nostro resistere fortemente”. Il compito della poesia è uno sguardo colmo di pietà sul mondo ed è, insieme, quello di lasciarsi guardare, di lasciarsi ferire dall’attesa e dalla promessa che, nonostante tutto, vive dentro il tempo. La parola come un resistere, un restare nell’istante consegnato ai nomi: nominare il mondo nell’attimo del suo apparire, sottrarlo al suo venire meno consegnandolo all’eterno. “Scegli questa forma per la promessa dei giorni” appare così come una sorta di invocazione che il poeta vuole innanzitutto per sé, come se nella poesia si giocasse il tentativo estremo di cogliere il senso segreto del tempo; anche se nella parola viene custodita non la vittoria, non la salvezza, ma la disponibilità alla resa, alla sconfitta poiché le parole sono “qualcosa di solido che non svaria, torri di vedetta al confine del cuore contro il male che non ha dolore…”. Il dono, dunque, è un reciproco donarsi: del poeta che si offre e del mondo che si apre nella sua illeggibilità eppure con dentro quasi la speranza di essere un giorno colto, abbracciato fino in fondo. Il “Dono è restare qui, comunque qui, nell’attesa del nome”: il dono è la fedeltà al mondo nella pietà, nell’assunzione di ciò che è dato; la poesia questa fedeltà al particolare, all’istante attraversato da uno sguardo che, anche se non comprende fino in fondo, si lascia prendere e, dentro il nome, dentro la parola, resiste perché l’uomo possa rimanere pronto, degno della promessa che segretamente e eternamente nell’istante è come prefigurato. La poesia di Aglieco è sempre di più un gesto: non una forma vuota, ma una decisione di corresponsabilità della parola poetica rispetto al destino dell’uomo e del mondo; un modo di vivere prima ancora che un modo di scrivere, sguardo teso al senso delle cose, pietà e custodia della loro consistenza povera e gloriosa insieme.

Nella stessa occasione sarà inaugurata la mostra La casa dell’anima di

Rita Bagnoli

Rita Bagnoli, diplomatasi all’Istituto d’Arte di Monza sotto la guida di Nanni Valentini, si dedica poi all’arte della ceramica e frequenta corsi di scultura e tornio. Apre dal 1980 al 1990 un proprio laboratorio artigiano-artistico a Seregno che vede la collaborazione di diversi artisti nel campo della ceramica italiana , dall’84 al 90 organizza mostre e presenta propri lavori con lo scultore Alessio Tasca e altri ceramisti. Dal 1990 educatrice presso la Cooperativa Solaris di Triuggio per il servizio Atelier per persone disabili, si dedica all’insegnamento e alla formazione di insegnanti e alunni delle scuole del territorio. Studia e realizza lavori in carta, confermando la sua predilezione per materiali e supporti autonomamente costruiti e in grado d’essere espressivi e vitali. Nel 1997 e nel 1998 frequenta stage d’approfondimento sulla tecnica raku con il maestro fiorentino Sergio Pagliai.
Partecipa alle mostre di Alessio Tasca e delle ceramiche di Milano e nel 1996 si fa promotrice dell’iniziativa “ Per non perdersi nel bosco” presso la villa Cusani di Carate Brianza.
Nel 1998 partecipa a “Ti scriverò un paese”, collettiva per l’omonimo volume di poesie, tenutasi tra Meda, Desio e Seregno, e alla mostra “Piatti d’artista” presso la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno. Nel 1999 presenta personali presso lo spazio della libreria “ Un mondo di libri” per la rassegna “ Fili, trasparenze e pensieri in un mosaico femminile” e a Cesano Maderno.
Del marzo 2000 è la nuova personale “Le carte e le terre” a Seregno, nell’ambito di “Briciole o sassolini”, riproposta a settembre presso la Sala Comunale Fatebenefratelli di Valmadrera.
Nel giugno dello stesso anno realizza alcune plaquette presso le edizioni Pulcinoelefante per il progetto collettivo femminile con l’Istituto circondariale di S.Vittore in Milano.
Nel 2001 partecipa alla collettiva “Arte per la vita”, un’opera per le donne del Bangladesh, presso la Palazzina Liberty di Milano. Nel 2002 partecipa alla collettiva d’Arte “Segni, sogni e realtà” presso la sala civica di Seregno. Nel 2003 partecipa alla collettiva “GIU’ LA MASCHERA” 50 artisti per la Pace presso la Galleria Magenta a Milano; è presente con i suoi lavori alle “Arti del fuoco” presso la sala comunale di Nova Milanese e a settembre espone i suoi nuovi lavori presso la sala comunale di Valmadrera. Nel giugno 2004 partecipa ad una collettiva a Desio presso i Saveriani e a dicembre espone le proprie opere a Carimate. Partecipa nel 2005 alla mostra collettiva organizzata in occasione del 25 aprile nella galleria Ezio Mariani di Seregno. Nel 2006 partecipa al Simposio e alla mostra di Usmate-Velate “Terra” , con opere in ceramica Raku. Nel 2007 è presente con lavori in raku a una mostra collettiva presso Casa Volta a Lazzate. A novembre dello stesso anno partecipa al concorso “Sete d’arte” a Villa Greppi di Monticello Brianza, dove vince il terzo premio. Nel 2008 realizza 30 plaquette in raku per aforisma di Alda Merini con la casa editrice del Pulcinoelefante; allestisce una nuova personale presso la libreria “Un mondo di libri” a Seregno, partecipa alla collettiva “Una finestra sul Mondo” al Museo Comunale di Praia a Mare. Nel 2009 partecipa alla mostra collettiva “Arte a confronto nel tempo” a Oreno; espone sculture, pannelli e quadri nella Chiesa restaurata di S. Antonio a Viconago ( Ponte Tresa -Va) e partecipa ad aggiornamenti sulla lavorazione della ceramica in Spagna a Cogorderos con artisti di fama internazionale spagnoli e italiani : Tony Soriano, Vanni Gritti,Emidio Galassi , Italo Chiodi e Xavièr . A settembre partecipa alla costruzione collettiva di grande scultura d’argilla per simposio di “land-Art” in provincia di Vercelli sulle lame del Sesia con l’artista Giovanni Crippa, collaboratore per anni di Nanni Valentini. Sempre nel 2009 organizza la mostra “25per25” collettiva di 25 artisti per i 25 anni della Cooperativa SOLARIS di Triuggio e realizza 33 plaquette in raku per un frammento di poesia di Lalla Romano per le edizioni Pulcinoelefante.

Dall’introduzione di Sebastiano Aglieco al catalogo della mostra

Ecco allora come si presentano questi oggetti: sono vasi di varia forma e tecnica; piatti smaltati lievemente che invischiano materie: tracce di fiori, di piante aromatiche, orme naturali; buccheri, ceramiche villanoviane. Ma ci sono anche foglie appese ad asciugare, infilzate come i fichi secchi nelle antiche case della Sicilia. Carte fatte a mano, impregnate di colori di terra. Cartapesta per farci sculture o piccoli riquadri appesi per il vento. Gingilli, pietruzze da incastonare in un gioiello; ciondoli per le braccia, il collo. Antichi fogli dentro un parallelepipedo che prende la via del soffitto come una linea, un palo della luce; semplici fogli legati e impilati, sottratti alla loro fine naturale di macerie ed esposti nel museo del ricordo degli uomini, dei loro affanni. Un uccellino ancora da incollare sul bordo di una cornice d’argilla che contiene fiori bianchi e altri fiori, in consonanza di canto col figlio che abita sotto, vicino all’erba. Una melograna, lucidissima, che presa in mano, al tatto, mi rievoca l’odore dell’amore. Ma soprattutto crete bruciate, diventate nere per sottrazione di ossigeno: ceramica Raku, con sfumature ed effetti spesso dettati dalla casualità del fuoco, dalle trasformazioni chimiche e fisiche sull’oggetto non esattamente riconducibili alla volontà dell’autore. Un uso domestico della materia, segni semplici per una casa dell’anima tracciati con delicatezza, con timidezza anche. E poi, ecco le torri: torri aguzze, aperte all’aria con finestre/pertugi; torri piegate, in equilibrio precario, che cercano o hanno trovato un loro equilibrio; torri di vedetta o babeliche, che vengono su come da un cumulo di terra; costruite senza mattoni – di argilla dunque, di fango cotto – tirate su con la fatica delle mani, apparentemente inattaccabili ma fragili, segni del ritornare al gesto dell’inizio, quando tutto sarà distrutto e bisognerà ricominciare ancora, dalla terra.
E infine le retrovie, altre cose che si nascondono sugli scaffali stracolmi, altre cose che non vedo, che non so. Questo il laboratorio di Rita Bagnoli. Le sue opere, insomma, ascoltano la natura, dialogano con la pioggia che cade fuori nel cortile, con le intemperanze del fuoco; con la casa dell’infanzia, gli alberi custoditi; ma anche custodi, essi stessi, dei gesti che le donne compiono ancora a parte, nel loro recinto. Mi rimangono segni nella testa, segni naturali, poche parole da riscrivere per corrispondenza, come dovrebbe essere sempre la scrittura: aprirsi a qualcosa che non è nostro, che ci aspetta, discosto, in un altro punto della mente; per la promessa dei giorni che verranno.

La mostra resterà aperta dal 27 febbraio al 13 marzo 2009
presso la sede di Seregn de la Memoria e si potrà visitare
con i seguenti orari: Martedì – Venerdì, dalle 16.00 alle 18,30, Sabato dalle 10.00 alle 12.00

3 commenti

  1. Caro Sebastiano,
    benvenuto nei fiori di torchio.Lo aspetto.Intanto ti annuncioche ho scritto una recensione su Radici delle isole. Per il momento non ti dico nient’altro. Effetto sorspresa
    un abbraccio

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  2. Pazienta che te lo mando. E intanto grazie per RADICI. Ne ha bisogno, considerando il settarismo becero di tanti poeti e, aggiungo, grande novità, del loro pubblico. Ciao, Sebastiano

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